La favola di Nino Farina, che a Monza portò a casa il primo titolo mondiale nella storia della F1, fu scritta domenica 3 settembre 1950. Il settimo e ultimo atto della prima, storica, edizione del Campionato Mondiale di Formula 1 si svolse all’Autodromo Nazionale di Monza.
Prima della gara
Due mesi prima del capitolo finale si era svolto il GP di Francia, vinto da Juan Manuel Fangio al volante della Alfa Romeo. Teniamo bene a mente i nomi di Fangio e Farina: i due piloti infatti avevano portato a casa 5 delle 7 gare valide per il mondiale, con l’argentino che aveva vinto a Monaco, in Belgio e in Francia e l’italiano che, fino a quel momento aveva chiuso davanti a tutti in Gran Bretagna e in Svizzera.
L’unica tappa vinta da un altro pilota fu quella di Indianapolis, con la storica 500 miglia portata a casa dallo statunitense Johnnie Parsons. Oltre alle gare valide per il mondiale, tenendo conto delle gare extra campionato, i due si rivelarono di fatto i piloti da battere: Fangio vinse a Pau, Sanremo, GP delle Nazioni a Ginevra e Pescara, Farina invece trionfò a Bari e al Trofeo Internazionale BRDC a Silverstone.
In compenso, nelle gare valide per per il campionato, Fangio si era ritirato a Silverstone e Berna, mentre Farina si era ritirato a Monaco e aveva chiuso quarto a Spa-Francorchamps e settimo a Reims. Il gran finale si sarebbe svolto all’Autodromo Nazionale di Monza, solo lì si sarebbe scritta la storia.
Piloti e squadre
L’Alfa Romeo iscrisse alla gara 5 vetture guidate da Nino Farina, Juan Manuel Fangio, Luigi Fagioli, Consalvo Sanesi e Piero Taruffi; i primi due guidano una 159, mentre gli altri una 158. La Officine Alfieri Maserati partecipò con due Maserati 4CLT-48 e con i piloti Franco Rol e Louis Chiron, mentre la Scuderia Ferrari con due Ferrari 375 guidate da Alberto Ascari e Dorino Serafini.
Tra le altre squadre italiane ci furono la Scuderia Ambrosiana, che si presentò con una Maserati 4CL guidata dal britannico David Murray, e la Scuderia Milano, con i piloti Franco Comotti e Felice Bonetto rispettivamente al volante di una Maserati 4CLT-50 e della Milano 1. L’Equipe Gordini gareggiò con due Simca-Gordini T15 guidate dai francesi Maurice Trintignant e Robert Manzon.
Tra le altre squadre private presero parte la Écurie Belge, con Johnny Claes al volante di una Talbot-Lago T26C, la Scuderia Enrico Platé, con i piloti Toulo de Graffenried e Prince Bira, i quali guidarono rispettivamente una 4CLT-48 e una 4CLT-50, e la Écurie Rosier, con Louis Rosier (vincitore a Zandvoort) ed Henri Louveau rispettivamente alla guida di una Talbot-Lago T26C e di una Talbot-Lago T26C-GS.
Tra i piloti privati furono presenti Raymond Sommer, Philippe Étancelin, Pierre Levegh e Guy Mairesse su una T26C, Paul Pietsch su una 4CLT-48, Peter Whitehead su una Ferrari 125, Clemente Biondetti su una Ferrari 166T e Cuth Harrison su una ERA B. Figurarono inoltre tra gli iscritti anche i piloti Giovanni Bracco su Ferrari 125, Reg Parnell su Maserati 4CLT-48 e Luigi Platé su Talbot 700, i quali tuttavia non arrivarono all’evento.
La lotta al titolo
Juan Manuel Fangio, con la vittoria del Gran Premio di Francia, si era portato a 26 punti, 2 in più rispetto a Nino Farina e 4 in più rispetto a Luigi Fagioli, suoi compagni di squadra. Fagioli, essendosi piazzato a punti già in quattro gare, in questa ne avrebbe potuti guadagnarne al massimo 6, mentre Farina e Fangio avevano conquistato punti solo in tre occasioni.
Fangio avrebbe vinto se il mondiale se avesse vinto la gara o se fosse arrivato secondo, se avesse chiuso in terza, quarta o quinta posizione con Farina secondo, se avesse ottenuto il giro più veloce con Farina terzo, se avesse chiuso senza punti con Farina quarto e con Fagioli secondo ottenendo il giro più veloce.
Per vincere il mondiale piloti Fagioli avrebbe dovuto vincere ottenendo il giro più veloce con Farina al massimo terzo e con Fangio senza punti.
Per vincere il mondiale piloti Farina invece avrebbe dovuto vincere ottenendo il giro più veloce con Fangio al massimo terzo, vincere senza ottenere il giro più veloce con Fangio al massimo quarto, arrivare secondo ottenendo il giro più veloce con Fangio al massimo quinto o arrivare terzo ottenendo il giro più veloce con Fangio senza punti.
Al termine della qualifica tutto sembrava girare a favore di Juan Manuel Fangio: l’argentino ottenne la pole davanti ad Alberto Ascari, con Nino Farina soltanto terzo e Luigi Fagioli addirittura quinto.
La gara
Alla partenza il più veloce fu Nino Farina, seguito da Juan Manuel Fangio e Consalvo Sanesi, mentre Alberto Ascari apparve in difficoltà. Al primo passaggio, però, il giovane pilota milanese era secondo, seguito da Fangio, Sanesi, Taruffi e Fagioli.
I due piloti di testa aumentarono, giro dopo giro, il loro vantaggio su tutti gli altri e al 15esimo giro Ascari prese il comando. Al giro successivo però il ferrarista si fermò a bordo pista per la rottura di un cuscinetto del ponte, dando via libera a Farina, che guidò la gara fino alla fine.
Al 24esimo giro anche Fangio fu costretto ai box per la rottura del radiatore, ma il pilota argentino tornò in pista con l’Alfa Romeo 158 di Taruffi ricorrendo a disposizione regolamentare che permetteva di scambiarsi la vettura tra compagni di squadra. Poco dopo anche Dorino Serafini, alla guida della seconda Ferrari e in quarta posizione alle spalle di Fagioli, si fermò ai box cedendo il volante, dopo il camio gomme, ad Ascari.
La situazione, dunque, vedeva Farina in testa seguito da Fangio, Fagioli e Ascari. Al 35esimo giro, però, arrivò un nuovo colpo di scena: Fangio fu costretto a rientrare nuovamente ai box, stavolta per problemi al motore, ponendo così fine ai suoi sogni di gloria.
Ascari continuò all’inseguimento di Fagioli, sperando di conquistare almeno il secondo posto, e ci riuscì al 52esimo giro con la sosta ai box per il rifornimento del pilota Alfa Romeo. Anche Farina, successivamente, si fermò per il rifornimento, ma il suo vantaggio fu tale da mantenere la testa fino a fine gara, conquistando il primo titolo mondiale della storia. A Fangio la magra consolazione del giro più veloce.